La moglie del prigioniero by Maggie Brookes

La moglie del prigioniero by Maggie Brookes

autore:Maggie Brookes [Brookes, Maggie]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2021-12-15T12:00:00+00:00


16

«Non possiamo restare,» mormora Bill d’un fiato, più tardi quella sera, «devo portare Cousins in un’altra baracca.»

Ralph si toglie gli occhiali e comincia a strofinarli con espressione assorta, infine se li riaggancia alle orecchie. «Hai ragione,» dice «qui è troppo pericoloso. In effetti staremmo tutti meglio in un campo di lavoro. Ci sarebbero molte meno guardie.»

Bill annuisce con foga e ripenso alla leggerezza con cui lo sorvegliavano alla segheria di Mankendorf o nella nostra fattoria. Sarebbe un immenso sollievo ritrovarsi in un posto del genere.

«Forse potremmo trovare un Arbeitskommando in Cecoslovacchia» interviene Max, riflettendo ad alta voce. «Lì avremmo persino una chance di entrare in contatto con la resistenza.»

Il mio cuore spicca un balzo all’idea che mio padre o mio fratello possano infine arrivare a salvarmi e stritolo la mano di Bill. Non so quanto sarebbe difficile nascondere il ciclo mestruale in un campo di lavoro, ma so per certo che non voglio più trovarmi qui, quando ritornerà. E voglio stare il più lontano possibile da Tucker: anche se lo tengono d’occhio, non ci si può fidare di lui.

«Solo una cosa» dice Ralph. «Non potrei sopportare di scendere in miniera. Qualunque altro lavoro, ma non quello. Non durerei cinque minuti in uno spazio chiuso sottoterra.»

Con mio sollievo sono tutti d’accordo: niente miniere. Guardare ogni giorno il cielo è ciò che tiene viva la mia speranza; sapere che mia madre e mio padre potrebbero alzare gli occhi e vedere lo stesso sole, le stesse nuvole me li fa sentire vicini. Non so se potrei tirare avanti, vivendo al buio nel sottosuolo.

Scotty ci ha visto confabulare a bassa voce e si avvicina. Se ne sta in piedi, impacciato, torcendosi il berretto tra le mani. «Se state pensando di proporvi per lavorare fuori, sarei contento di venire con voi… sempre che mi vogliate…»

Ci guardiamo tra noi, annuendo. Sarebbe rassicurante avere dalla nostra uno che, a detta di tutti, sa cavarsela in una rissa.

Il mattino dopo, invece della solita camminata lungo il perimetro, ci dirigiamo tutti e cinque alla baracca che funge da collocamento, gestendo richieste di manodopera per un vastissimo raggio attorno a Lamsdorf. Mentre andiamo, Max mi spiega che il nostro campo è collegato a ben seicento Arbeitskommando che sfruttano i prigionieri britannici. I nazisti, mi spiega, sarebbero tenuti a non mandarci nelle fabbriche di munizioni o in tutti quei settori che favoriscono direttamente lo sforzo bellico, ma se ne infischiano.

Camminando, comincio a sentire uno strano odore acre e vedo gli uomini intorno a me che annusano l’aria, poi si scambiano un’occhiata, scuotendo il capo.

«È cambiato il vento» commenta Ralph.

Guardo Bill: sa cosa potrebbe essere? Ma lui, Ralph e Scotty evitano i miei occhi. Max invece si mette al mio fianco.

«Il puzzo?» chiede e annuisco. Lui va dritto al sodo, non usa giri di parole.

«Dicono che provenga dal campo in cui portano gli ebrei e gli zingari. Dicono che sia l’odore di migliaia di cadaveri che bruciano; donne e bambini che non sono di alcuna utilità nei campi di lavoro.»

Resto impietrita per lo shock e il mio orrore si rispecchia nel suo volto.



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